Angelo Zanti
Operaio dall'età di 10 anni (faceva il garzone cestaio), a 16 entrò nella Gioventù socialista. Militare durante la prima guerra mondiale, al ritorno a casa divenne falegname. Nel 1920 fu eletto consigliere comunale socialista a Cavriago. Nel 1921 aderì al PCd'I. Si oppose allo squadrismo fascista, ma presto dovette abbandonare il paese natale. Dopo aver peregrinato in molte località della provincia, nel 1923 emigrò in Francia, ad Argenteuil, dove l'anno successivo fu raggiunto dalla moglie e dalla figlioletta Carmen, nata nel frattempo e che vent'anni dopo sarebbe diventata una dei gappisti di Reggio. Un anno con la famigliola, poi Zanti, su incarico del suo partito, rientrò clandestinamente in Italia. La sua abitazione di Cavriago divenne luogo di riunioni dell'Interregionale comunista e stamperia dell'Unità clandestina, che quindicinalmente veniva distribuita nelle province di Reggio, Parma e Modena.
Individuato nel 1929 dalla polizia, Zanti riparò di nuovo a Parigi, ma anche lì, due anni dopo, fu arrestato ed espulso per la sua attività politica. Visse da clandestino a Nizza, dove dal 1936 svolse un'intensa attività per la Spagna repubblicana.
All'inizio della seconda guerra mondiale Zanti, estradato in Italia, fu confinato a Ventotene sino all'agosto del 1943. Subito dopo l'armistizio fu capace organizzatore della Resistenza nel Reggiano, tanto che nell'estate del 1944 fu nominato (Amos era il suo nome di copertura), ufficiale di collegamento tra il comando piazza di Reggio, le formazioni di montagna e il comando militare regionale.
Arrestato il 27 novembre del 1944 con altri dirigenti della Resistenza emiliana, Zanti fu ferocemente torturato a Villa Cucchi e, con quattro dei suoi compagni, condannato a morte l'8 gennaio 1945 dal Tribunale straordinario militare di guerra di Reggio. Per decisione delle autorità germaniche soltanto lui fu fucilato, perché comunista, nella caserma di viale Allegri, a Reggio Emilia.