Anna Enrica Filippini-Lera
Nella seconda metà degli anni Trenta era entrata in contatto con il gruppo clandestino dei comunisti romani. Si era, così, impegnata nella raccolta di fondi a sostegno dei combattenti antifranchisti in Spagna. Nel 1940 si era iscritta alla Facoltà di Scienze biologiche dell'Università di Roma; due anni dopo collaborava alla redazione e alla diffusione del giornale clandestino comunista Pugno chiuso. L'8 settembre 1943 la ragazza entrò nel Comitato studentesco di agitazione e successivamente aderì, con l'amica Vera Michelin-Salomon, alla cellula comunista di Piazza Vittorio. Assunta la responsabilità del "lavoro femminile" nel IV Settore, lo diresse sino al 14 febbraio del 1944. Quel giorno i nazisti fecero irruzione nella sua casa, arrestando il fidanzato, la Michelin-Salomon e quanti altri vi si trovavano. Interrogata in via Tasso e poi trasferita a Regina Coeli, Enrica fu condannata, come Vera, a tre anni di carcere duro. Deportata in Germania, seguì la sorte dell'amica con la quale, fortunatamente, riuscì a sopravvivere. Visse sino al 1956 a Roma, che lasciò per trasferirsi a Modena col marito, il professor Paolo Buffa.