Antonio Camporese
Dall'età di vent'anni, Camporese continuò ad entrare ed uscire dalle carceri fasciste. La sua vita si concluse, tragicamente, nell'ultimo combattimento per la liberazione della sua città dai nazifascisti. Comunista dal 1921, il ragazzo fu arrestato la prima volta nel 1927. Aveva partecipato l'anno prima ad un convegno clandestino di giovani antifascisti. Il 13 febbraio del 1928, il Tribunale speciale lo condannò a cinque anni di reclusione, scontati nel carcere di Firenze. Scarcerato nel 1932, cadde di nuovo nelle mani della polizia mentre cercava di espatriare clandestinamente: altro carcere e cinque anni di confino a Ponza. Proprio a Ponza, sola parentesi di serenità, il matrimonio con Carolina Guarino, che divise con lui anni di disagi e di persecuzioni. Camporese non ha mai smesso di lottare per la libertà e la democrazia. Negli anni del confino (gli fu persino vietato di ricevere una visita di sua madre), riportò altre tre condanne che, complessivamente, gli costarono 21 mesi di reclusione. Al termine dei cinque anni di confino gliene furono inflitti altri due, trascorsi alle Isole Tremiti. L'operaio padovano riuscì a rivedere la sua città soltanto alla fine del 1938, dopo quasi dodici anni di detenzione. Restò per un po' appartato, ma subito dopo l'armistizio entrò nelle file della Resistenza padovana. Partigiano combattente, Camporese cadde a Porta Savonarola, nell'ultimo scontro armato contro i nazifascisti in ritirata.