Antonio Ferrari
Orfano di padre, il ragazzo studia con eccezionale profitto al Liceo classico "Muratori" di Modena. Attivo nell'Azione Cattolica, a scuola matura le sue convinzioni antifasciste che lo porteranno, negli anni, ad avvicinarsi al Partito comunista. Quando è ancora liceale, Antonio, che si iscriverà poi alla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Modena, frequenta abitualmente la Biblioteca estense, segue un corso di paleontologia a Bologna e si interessa della storia dell'Appennino modenese.
A sedici anni presenta una relazione sui Rogiti frignanesi ad una riunione dell'«Accademia dello Scotenna», che lo vede tra i soci. Nel giugno 1943 vince un concorso nazionale di poesia latina, indetto dall'Istituto di studi romani. Nelle settimane successive all'8 settembre, lo studente assume un ruolo importante nel Comitato - promosso dai partiti antifascisti e diretto da Arturo Anderlini - che si occupa di mettere in salvo gli ebrei perseguitati e i soldati alleati fuggiti dai campi di prigionia italiani. Ferrari conosce bene l'inglese e il francese e mastica un po' di tedesco; perciò è incaricato di tenere e i contatti con gli ebrei e i militari evasi e di occuparsi del loro trasferimento in luoghi sicuri.
Con l'arresto di Arturo Anderlini, Ferrari deve sospendere quest'attività. Si allontana da Modena e cerca di raggiungere l'Italia liberata. Catturato dai tedeschi, riesce ad evadere dal carcere di Sora. Torna a Modena e di qui raggiunge i partigiani nella zona di Montefiorino ed entra nella formazione comandata da Ermanno Gorrieri (Claudio). Dopo l'attacco tedesco alla zona libera, il ragazzo si sposta nella valle del Panaro, entrando nella brigata "Silvino Folloni". Catturato nel corso di un combattimento il 17 agosto 1944, è rinchiuso con altri sei compagni a 'Villa Santi' di Campiglio. Lì sarà prelevato e fucilato a Ospitaletto.
Poche settimane dopo la sua morte, una brigata partigiana assume il suo nome. Nel dopoguerra viene intitolata ad Antonio Ferrari la sezione del Pci di Modena-centro nord. L'Università di Modena gli ha concesso la laurea "honoris causa" e, nel gennaio 2007, gli è stata intitolata la Biblioteca dell'Istituto per la storia della Resistenza di Modena.