Antonio Ferrari
Sottotenente del “Nizza Cavalleria”, subito dopo l’annuncio dell’armistizio il giovane ufficiale entrò nella Resistenza. Per conto del CLN, “Otto” (questo il suo nome di copertura), organizzò e diresse a Casteldelfino (CN) una sorta di Distretto, al quale affluivano e venivano avviati alle formazioni partigiane della Val Varaita i volontari della libertà.
Per tutti i mesi della lotta contro tedeschi e fascisti, “Otto” ebbe modo di dimostrare il suo coraggio e le sue capacità di direzione militare e politica. Fu lui che, il 14 aprile 1945, alla testa di un distaccamento della 181ma Brigata Garibaldi “Morbiducci“, realizzò la clamorosa impresa della liberazione (dal carcere di Saluzzo, dove erano ristretti), di 28 detenuti politici.
Purtroppo quell’azione ebbe una tragica risposta: guidati da una spia fascista, i tedeschi (con un enorme spiegamento di forze), riuscirono, all’alba del 19 aprile, a sorprendere a Pagno (CN) gli uomini di “Otto” e i prigionieri liberati. Negli scontri caddero tre partigiani e sei dei prigionieri. Antonio Ferrari, gravemente ferito, ordinò ai suoi uomini di abbandonarlo e di sganciarsi dall’accerchiamento.
Catturato dai tedeschi, “Otto” fu portato a Revello e poi a Saluzzo, dove morì dissanguato ed estenuato dai feroci interrogatori cui lo sottoposero i nazisti.
(b.p.)
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