Antonio Graziadei
Pur provenendo da una famiglia aristocratica, nel 1891 fondò col compaesano Andrea Marabini un “Circolo di studi e propaganda socialista” e nel 1893 aderì al PSI, che si era costituito l’anno prima al Congresso di Genova. Avrebbe poi aderito al PCd’I per esserne espulso nel 1928 e rientrare nel PCI dopo il 1950.
Deputato socialista negli anni dal 1910 al 1926, quando la dittatura mussoliniana fece decadere i parlamentari antifascisti, Graziadei abbandonò l’attività politica, impegnandosi nella stesura dei suoi libri di economia alcuni dei quali, come “Il capitale e il valore – Critica dell’economia marxista” sarebbero stati ripubblicati nel secondo dopoguerra.
Negli anni della dittatura Graziadei ebbe a subire aggressioni squadristiche, l’allontanamento dal lavoro accademico e il confino di polizia.
Considerato uno dei più preparati insegnanti di Economia della sua generazione (non apprezzò mai Carlo Marx come economista), nell’immediato secondo dopoguerra rientrò nel PCI. Nel 1949 Graziadei ha lasciato scritto nel suo testamento: “Sono sempre rimasto fedele agli ideali della mia giovinezza e conto rimanervi fino all’ultimo giorno della mia vita. Tali ideali si riassumono nella volontà che le classi lavoratrici raggiungano una completa emancipazione economica e politica secondo lo spirito essenziale del <Manifesto dei Comunisti>”.
Dopo la Liberazione Graziadei è stato membro della Consulta nazionale.
Della immensa bibliografia di e su di lui, ricordiamo qui soltanto: “La teoria del valore di C. Marx, base viva e vitale del comunismo”, e l’autobiografico “Memorie di trent’anni”, pubblicato dalla casa editrice del PCI nel 1950. Un interessante Convegno di studi su “Il pensiero e l’opera di Antonio Graziadei” si è tenuto nel 1981 ad Imola.