Antonio Rauco
Si era da poco iscritto all'Università quando sopravvenne l'armistizio. Subito lo studente entrò nelle file della Resistenza marchigiana, militando in un'organizzazione comunista clandestina. Riuscito ad entrare nella sede recanatese del Comando tedesco, si apprestava ad uscirne con una valigia piena d'importanti documenti, ma fu sorpreso dai militari. Arrestato, il ragazzo fu sottoposto a duri interrogatori e, nonostante le torture, finì per convincere i tedeschi di trovarsi al cospetto di un semplice ladruncolo. Trasferito all'Aquila e processato, Antonio Rauco fu condannato, il 23 dicembre 1943, a cinque anni di reclusione. Rimase in carcere solo sei mesi, ossia sino alla liberazione della città. Ricongiuntosi ai suoi compagni della banda "Di Vincenzo", Rauco fu tra gli organizzatori di una delle prime associazioni partigiane. Ma non era ancora il tempo della memoria e il ragazzo decise di arruolarsi nel Corpo volontari della Majella, che combatteva a fianco degli Alleati. Il suo impegno sul fronte di battaglia durò poco: dopo sette giorni lo studente fu gravemente ferito in combattimento. Trasportato a Recanati, dove i volontari erano stati mandati per un periodo di riorganizzazione e di riposo, Rauco morì per le ferite riportate.