Antonio Schivardi
Arruolato nella Sanità militare come sergente, nel 1935 era stato mobilitato in Africa Orientale. Nel 1936 si trovava in Libia e nel 1940 in Albania. Dopo la morte in guerra di un fratello, Schivardi era stato assegnato all'Ospedale militare di Brescia e lì si trovava l'8 settembre 1943. Alla proclamazione dell'armistizio si diede alla macchia, aggregandosi ai primi partigiani operanti nella zona di Mortirolo e divenendo vice comandante di un distaccamento della Divisione Fiamme Verdi "Tito Speri".
Così Antonio Schivardi è ricordato nella motivazione della ricompensa al valore: "Organizzatore del primo gruppo partigiano in Alta Valcamonica, partecipava con magnifico ardore a tutte le azioni. Incaricato di effettuare un colpo di mano contro automezzi nemici, compiva da solo la missione, catturando tre ufficiali nazisti. Sopraggiunti improvvisamente alcuni automezzi di tedeschi, rifiutava di arrendersi e apriva il fuoco fino all'esaurimento delle munizioni. Completamente accerchiato, ad una nuova intimazione di resa, rispondeva fieramente lanciandosi contro il nemico, con l'arma adoperata come clava, finché veniva stroncato da una raffica di mitraglia. Spirava consacrando con il suo sacrificio la gloria delle Fiamme Verdi". Oltre che nel suo paese natale in Valcamonica, a Schivardi sono state intitolate strade a Brescia e a Roma.