Armando Carraro
Sorpreso dall’armistizio a Rottanova di Cavarzere (VE), il giovane marinaio, che aveva già trascorso otto anni in Marina, ricevette con altri suoi commilitoni, l’ordine di portarsi a Venezia per ritirare il congedo. In piazzale Roma fu arrestato dai tedeschi che l’avrebbero deportato come I.M.I.
Durante il trasferimento alla stazione di Mestre, dove erano pronti i convogli per la Germania, Carraro fu aiutato da alcuni cittadini antifascisti ad eclissarsi.
Raggiunti nel Ferrarese alcuni parenti che lo ospitarono, il giovane marinaio entrò subito in una piccola formazione partigiana già operativa nella zona di Comacchio. Individuato da un delatore, nel marzo del 1944, Carraro riuscìto fortunosamente a tornare a Mestre ed entrato in contatto col tenente colonnello Giovanni Filipponi che, col nome di battaglia di “Zucchi” si batteva contro i nazifascisti, ricevette dal colonnello l’ordine di aggregarsi alla Brigata partigiana “Battisti”, nella quale svolse l’importante compito di reperire esplosivi e di avvicinare sottufficiali e ufficiali che, come lui, erano riusciti ad evitare la deportazione.
Il 30 aprile 1945, dopo la liberazione di Mestre, Armando Carraro, col presidente del CLN locale, ottenne la resa di 150 artiglieri tedeschi asserragliati a Spinea.
Nel dopoguerra, sempre orgoglioso del contributo dato alla Resistenza, Carraro fu molto attivo nella Sezione ANPI di Mestre, dedicandole molto del tempo che sottraeva alla sua attività di imprenditore nel settore dell’alimentazione. Soleva definirsi “un partigiano disarmato”; “io ero l’uomo ombra –diceva- il mio nome di battaglia era “Piero”, ma mi chiamavano “Barbara”, perché quando avevano bisogno di esplosivo venivano da me”.
(s.s.)