Armando Quadri
Di orientamento repubblicano mazziniano, combatté nella Prima guerra mondiale riportando due gravi ferite. Nel dopoguerra non chiese la pensione a cui aveva diritto, sostenendo che si trattava, semplicemente, di "infortuni del mestiere di soldato". Nel 1921, iniziò la sua opposizione al fascismo, che avrebbe continuato nella clandestinità. Negli anni del regime subì persecuzioni poliziesche, tanto che, per non piegarsi a compromessi (era consulente fiscale della comunità ebraica bolognese), abbandonò il suo posto di lavoro al Banco di Roma.
Nel 1940, l'entrata in guerra dell'Italia, trovò Quadri impegnato nella sua attività di collegamento di antifascisti di vario orientamento politico. Arrivò, in accordo con la moglie Rina, a trasformare il laboratorio di sartoria della donna, nella casa di via Cantarana dove abitavano, in un centro di stampa clandestina. L'OVRA, nonostante gli arresti di oppositori del regime, non riuscì mai a localizzarlo.
Costretto a nascondersi anche durante i 45 giorni del Governo Badoglio, dopo l'armistizio Armando Quadri si trasferì con la famiglia ad Imola, dove entrò a far parte di quel CLN, in rappresentanza del Partito d'Azione. Vi svolse una febbrile attività di organizzazione delle formazioni partigiane, di collegamento con i comandi alleati. Il 26 agosto 1944, Quadri fu arrestato dalla polizia fascista, che dovette rilasciarlo per mancanza di indizi. Non lo rilasciò al secondo arresto, quando l'impiegato fu di nuovo portato in carcere. Venti giorni di torture, senza che i suoi aguzzini riuscissero a estorcergli alcuna informazione sulla Resistenza; poi la fucilazione al Poligono di tiro di Bologna con altri sette patrioti, tra cui Massenzio Masia.
Nel dopoguerra la via Cantarana, dove Quadri abitava a Bologna, prese il suo nome.
Alla memoria di Armando Quadri è stata concessa la Medaglia d'argento al valor militare con questa motivazione: “Durante la lotta di liberazione, operando alle dirette dipendenze del Comando militare regionale partigiano dell'Emilia Romagna, rese servizi vivamente apprezzati con multiforme, indefessa, intelligente attività. Organizzò aviolanci, riconobbe minutamente le situazioni nemiche ai Passi della Futa e della Raticosa e nelle valli del Setta e del Reno espletò numerose, delicate e pericolose missioni. Caduto nelle mani del nemico, che da tempo lo ricercava, tenne esemplare contegno e, portato davanti al plotone di esecuzione, affrontò da valoroso la morte nel nome d'Italia”.