Armando Valpreda
Arruolato negli Alpini della RSI nel marzo del 1944, Armando Valpreda aveva, due mesi dopo, abbandonato il reparto ed era diventato partigiano combattente nella I Divisione Giustizia e Libertà operante nel Cuneese. Presto il giovane ricevette l'incarico di comandare la prima squadra pattugliatori della Divisione e in questo ruolo si distinse allorché, il 9 aprile 1945, riuscì a salvare trenta partigiani francesi che erano caduti in una trappola architettata dai soldati nazisti.
Anche per questa impresa Valpreda, dopo la Liberazione, fu decorato. E fu proprio Armando Valpreda che, nell'agosto del 1946, capeggiò la rivolta dei partigiani che, da Asti e da altre località del Piemonte, erano confluiti a Santo Stefano Belbo (Cuneo), per protestare contro l'amnistia concessa, forse troppo generosamente, anche a quei fascisti repubblichini che si era macchiati di gravi delitti.
Sull'episodio Lauriana Lajolo (figlia di Davide Lajolo) ha pubblicato, più di mezzo secolo dopo, un saggio dal titolo I ribelli di Santa Libera. Nel dopoguerra Valpreda aveva ripreso la sua attività professionale, ma senza mai dimenticare di divulgare (era presidente della Sezione ANPI "66 Martiri" di Grugliasco) i valori della Resistenza e della guerra di Liberazione.