Arnaldo Zanottiz
Subito dopo l'8 settembre 1943, Zanotti era entrato nella Resistenza in una formazione partigiana denominata "Banda Costa". Cinque mesi dopo era già al comando di un distaccamento della 19ma Brigata Garibaldi dell'VIII Divisione Val Orco.
Il 6 ottobre 1944, il giovane partigiano, durante un rastrellamento compiuto nei dintorni di Lusigliè (TO) dalle brigate nere, fu catturato dai fascisti. Portato a Torino, nella caserma di via Cernaia, Zanotti vi fu trattenuto per circa una settimana e sottoposto a duri interrogatori.
Fu prelevato dalla sua cella quando, il 17, lo squadrista Mario Argonauta fu trovato ucciso in via Stradella. Con Zanotti, i fascisti portarono sul luogo dell'esecuzione il palermitano ventitreenne Salvatore Novelli, già militare dell'Esercito, e il torinese Renato Lavezzaro (nato il 28 giugno 1924), partigiano della "Ruggero Vitrani", inquadrata nella 43ma Divisione autonoma "De Vitis".
Lavezzaro, che nonostante la giovane età era già sposato, riuscì a far recapitare alla moglie un'affettuosa lettera che concludeva con queste parole: "Muoio avendo compiuto il mio dovere".
In memoria dei tre giovani, che i fascisti fucilarono sul ponte dell'ex ferrovia Torino-Ceres, dopo la Liberazione era stata apposta una lapide in via Giachino. Nella notte tra il 25 e il 26 settembre 2004, il marmo è stato praticamente distrutto con un grosso sasso e i vandali hanno firmato il loro ignobile gesto lasciando adesivi con la foto di Hitler e la svastica delle SS. Adesivi simili erano stati lasciati sulla porta delle sedi dei Democratici di Sinistra, in via Colautti e in via Assisi. L'ANPI, i DS, Rifondazione comunista, i Comunisti italiani, lo SPI-CGIL hanno subito organizzato un partecipato presidio di protesta, che era sovrastato da uno striscione con la scritta: "Contro la violenza e in difesa della democrazia".