Arrigo Paladini
Dal 1985 e sino a quando le sue condizioni di salute non glie lo hanno impedito, Paladini è stato direttore e principale animatore del Museo Storico della Liberazione Nazionale. Questo istituto ha sede proprio nello stabile romano di via Tasso (tragicamente noto per essere stato uno dei teatri delle peggiori violenze nazifasciste in Italia), dal quale, nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1944, Paladini, condannato a morte, e altri trenta antifascisti erano usciti su di un camion per essere condotti alla fucilazione. Un provvidenziale guasto all'automezzo e l'arrivo degli angloamericani salvarono Paladini e i suoi compagni e consentirono alla Resistenza di disporre, per molti anni, dell'impegno di uno dei suoi protagonisti più audaci. In via Tasso Arrigo Paladini era finito il 4 maggio per opera di un delatore. Rinchiuso nella cella n° 2, fu torturato a sangue perché dicesse quel che sapeva del sistema di collegamenti radio, con il governo del Sud e con il comando alleato, di cui Paladini era diventato responsabile dopo la fucilazione di Maurizio Giglio. Per farlo parlare, i nazisti minacciarono di uccidergli il padre (che in realtà era morto da alcuni mesi in campo di concentramento) e poi gli comunicarono l'avvenuta esecuzione. Minacciarono anche di arrestare la madre, Elsa Czech, e la fidanzata, ma lui non cedette. Se avesse parlato, i tedeschi avrebbero potuto infliggere un colpo durissimo alla Resistenza. Paladini, infatti, sapeva molte cose: l'8 settembre - sottotenente a Padova dopo aver partecipato come volontario alla spedizione italiana in Russia ed esserne tornato con un piede congelato - era riuscito a sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi, che avevano occupato la sua caserma, ed era riuscito a raggiungere le prime bande partigiane in Abruzzo. Da lì, dopo aver combattuto i nazifascisti sotto lo pseudonimo di "Eugenio" (il nome del padre), decise di passare le linee nemiche e si presentò al Comando alleato che lo utilizzò come ufficiale di collegamento del Servizio segreto militare italiano presso l'OSS. A Paladini furono quindi affidati i contatti con le forze partigiane dell'Italia centrale che mantenne sino al 4 dicembre del 1943, quando, sbarcato a Pesaro dal sommergibile "Axum" con le attrezzature radio, riuscì a portarle a Roma contemporaneamente ad un'analoga missione guidata da Enrico Sorrentino.