Arturo Calabria
Quando la morte lo ha colto, Arturo Calabria si apprestava a riprendere in Friuli-Venezia Giulia - dopo mesi di una malattia, che pareva essere stata superata - il suo impegno nell'ANPI, della quale era anche vicepresidente nazionale. Calabria aveva lasciato Spilimbergo, dove la sua famiglia si era trasferita da Cavarzere, durante le seconda guerra mondiale. Era stato chiamato alle armi e, al momento dell'armistizio, si trovava a Zara. Il 13 settembre fu tra i soldati italiani di varie specialità, compresi marinai e carabinieri, che formarono il battaglione partigiano italiano "Goffredo Mameli", che si diede subito alla guerriglia. Nella seconda metà d'ottobre, reparti tedeschi, appoggiati da ustascia e da fascisti italiani, tentarono di eliminare il "Mameli". Ci riuscirono soltanto in parte. Benché decimati, gli uomini del battaglione, riuscirono, divisi in due gruppi, a sganciarsi. Il gruppo di Calabria diede vita al 5° battaglione italiano della 7a divisione della Bania dell'Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia, che combatté nella Lika, in Bosnia e nel Kordun. In quei frangenti Calabria, che era anche stato ferito, fu decorato al valore. Finita la guerra, Calabria si diede al giornalismo. Dopo aver lavorato alla Voce del Popolodi Fiume, si trasferì a Trieste, dove diresse il giornale sindacale Unità operaia. Lasciò l'attività giornalistica quando, nel 1964, divenne, a Trieste, segretario provinciale della CGIL, della cui ricostituzione era stato tra i promotori, già da quando la città era amministrata dal Governo Militare Alleato (sino al 1954). Calabria è stato tra i dirigenti della Federazione triestina del PCI, consigliere comunale, consigliere regionale. Nel 1970 fu nominato segretario regionale della CGIL, incarico che lasciò al raggiungimento dei limiti di età. Ma non smise mai di partecipare attivamente alla vita e alle iniziative dell'ANPI, in una realtà complessa come quella triestina e giuliana, caratterizzata dall'incontro tra nazionalità e culture diverse