Arturo Maira
Aveva partecipato alla Prima guerra mondiale nel 52° Reggimento fanteria della Brigata "Alpi". Dopo il conflitto aveva ripreso gli studi e, laureatosi in ingegneria, aveva lavorato come vicedirettore negli stabilimenti "Piedigrotta" di Napoli e poi ai "Mulini e Pastifici" di Caltanissetta. Mobilitato durante il secondo conflitto mondiale, l'ingegner Maira si trovava, al momento dell'armistizio, alle Bocche di Cattaro, come capitano del 120° Reggimento fanteria "Emilia". Come ricorda la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria, Maira "... in un momento di generale crisi spirituale, si schierava decisamente contro i tedeschi aggressori e li attaccava, con la sua compagnia mitraglieri, su munite posizioni benché soggetto a violenta micidiale reazione. Manifestatasi la crisi, determinata dalla schiacciante superiorità nemica, opponeva eroica, tenace resistenza a reiterati contrattacchi, favorendo con il suo sacrificio il ripiegamento di altre unità su nuove posizioni. Decimato, a corto di munizioni, stretto da vicino, persisteva con volontà indomita nella cruenta impari lotta, che protraeva col suo valoroso esempio in epica mischia, benché conscio della sorte che gli era riservata in caso di cattura, data l'implacabile efferatezza del nemico. Catturato, affrontava la fucilazione con stoica fermezza". Una via, a Palermo, porta il nome di Arturo Maira.