Attilio Musati
L'8 settembre 1943 Attilio Musati e suo cugino Clemente (sottotenente di aviazione negli aerosiluranti, nel 1944 deportato in Germania e lì morto in un campo di sterminio), non ebbero dubbi su "da che parte stare". Subito dopo l'armistizio, infatti, organizzarono a Varallo un distaccamento partigiano formato da civili antifascisti e da soldati sbandati. Quello di Musati fu tra primi gruppi armati della Valsesia e già nel dicembre del 1943 partecipò, a Camasco, ad un famoso scontro con l'appena organizzato esercito repubblichino. La temerarietà di Attilio Musati non gli permise, purtroppo, di militare a lungo nella Resistenza. Il 24 marzo del 1944, Attilio Musati venne a sapere (lo aveva informato proprio sua madre) che i tedeschi avevano attrezzato una postazione in una piccola piazza di Varallo, di fronte all'ospedale, e che al centro vi avevano piazzato una mitragliatrice pesante Breda. Musati decise di impossessarsi dell'arma e la notte stessa, in pantofole per non far rumore, andò da solo all'attacco della postazione. Passando per i giardini pubblici, si avvicinò all'obiettivo e con due bombe a mano neutralizzò mitragliere e serventi; ma, mentre stava impossessandosi dell'arma, fu inquadrato da un potente riflettore e preso d'infilata da raffiche di mitra. Colpito, riuscì ad allontanarsi strisciando e lanciando altre bombe. Morì dissanguato, negli stessi giardini che aveva appena attraversato. I fascisti, che per quasi tutta la notte avevano continuato a sparare ma non avevano osato inseguirlo, trovarono il cadavere di Musati il mattino dopo. Lo legarono per un piede, lo portarono in giro per la città e poi lo scaricarono sul viale principale di Varallo, impedendo a chiunque di avvicinarsi. Solo la madre, nonostante le minacce, si avvicinò al figlio e rimase tre giorni per strada a fianco del corpo senza vita di Attilio. Ai cugini Musati, nell'estate del 1944, fu intitolata la 84ª Brigata Garibaldi, costituita per affrontare azioni di guerra particolarmente rischiose.