Attilio Zampieri
Arruolato nel 1943 nel Genio Alpini, dopo l'armistizio Zampieri era stato catturato dai tedeschi ad Udine. Con i commilitoni che non erano riusciti a sottrarsi all'arresto, fu caricato su un carro bestiame e spedito verso il lager di Sudauen. Dopo poco tempo, "prescelto" con altri 99 compagni di prigionia, fece il suo ingresso nel campo di Dora, dove i tedeschi costruivano le "V2".
Mesi e mesi di turni di lavoro massacranti, con cibo scarsissimo, con rarissime occasioni (per prendere una boccata d'aria), di uscire dalle gallerie dove si costruivano i missili. Zampieri fu, di volta in volta, costretto a lavorare come minatore, imbianchino, falegname, muratore e fu testimone, come ebbe a scrivere nel 2000, di "ingiustizie, crudeltà, impiccagioni, bastonate delle guardie".
Nel marzo del 1944, quando il lager di Dora (dove il giovane prigioniero era stato immatricolato col numero 0203), stava per essere liberato dalle truppe sovietiche, Zampieri fu trasferito nel lager di Bergen Belsen. Ci restò sino al 14 aprile 1945, quando le sue pene ebbero fine con l'arrivo dei soldati inglesi. Ma Zampieri non le ha mai dimenticate, impegnandosi senza risparmio nell'attività della Sezione veronese dell'Associazione Nazionale Ex Deportati, partecipando a tutte le manifestazioni, indossando sempre con orgoglio il foulard dei deportati, come quando, nel 2004 partecipò a Trieste al Congresso dell'ANED e quando, nel 2005, ricevette, con Milo Navasa, la Medaglia d'oro della Città dal sindaco di Verona.