Aurelio Piccinino
Bolognese d'adozione, Aurelio Piccinino era stato mobilitato, durante il secondo conflitto mondiale, come maggiore di Cavalleria della Riserva. Al momento dell'armistizio si trovava nella caserma di Arma di Taggia (Imperia) al comando del X Gruppo Squadroni dei Cavalleggeri Guide, posto a difesa del tratto di costa tra Ventimiglia e Riva Santo Stefano. Ricevuto l'ordine di concentrare i suoi soldati a Mondovì, Piccinino si mise subito in movimento e il 13 settembre si trovava a Pieve di Teco quando, con altri militari, fu catturato e disarmato dai tedeschi. I soldati italiani, avviati a piedi verso il Col di Nava, raggiunsero Ormea e di qui furono trasportati per ferrovia in Germania. Il maggiore Piccinino - che già nei giorni dell'armistizio aveva disatteso l'ordine di decimare gli uomini che erano rimasti con lui, per impedire defezioni durante il trasferimento a Mondovì - rifiutò di aderire alla RSI e fu internato, prima nello "Stalag" di Sandbostel e poi nello "Stalag 367" di Czestochowa, dove morì per gli stenti.