Biagio Augusto Zaffiri
I genitori si erano trasferiti a Ciriè e lui aveva preso a frequentare a Torino l'Accademia Albertina diventando un buon scultore in legno. Volontario nella Prima guerra mondiale fu gravemente sul Carso e il 30 ottobre 1917, mentre era ricoverato all'ospedale di Udine, fu fatto prigioniero.
Internato nel campo di Mauthausen (che vent'anni dopo sarebbe diventato tristemente famoso come campo di sterminio nazista), Zaffiri sopravvive grazie a otto interventi chirurgici e, nel novembre 1918, tornato in Italia è collocato in congedo assoluto e pensione di guerra col grado di tenente. Tornerà in servizio con l'incarico di dirigere il Dopolavoro delle Forze Armate e nel 1942 sarà promosso tenente colonnello.
Sorpreso dall'armistizio, l'ufficiale organizza i suoi Bersaglieri in modo che non cadano in mano ai tedeschi e raggiunge la Valle di Lanzo, dove diventa partigiano nella VII Divisione GL. Nel marzo del 1944 è a capo, col nome di battaglia di "Rossi Cerutti" della "Missione Guido", che dirigerà sino alla Liberazione.
Rimarrà nell'Esercito sino al 1953, quando lascerà il servizio attivo col grado di colonnello. Nel 1956 sarà lui a fondare la sezione Bersaglieri di Ciriè e delle Valli di Lanzo, per dedicarsi alla realizzazione di un complesso di opere sacrarie al Pian della Mussa. Nel 1961 Zaffiri è promosso generale di Brigata nel Ruolo d'onore e il Presidente Gronchi gli attribuisce la commenda dell'Ordine della Repubblica Italiana.
Quando morirà per un blocco cardiaco, sarà sepolto a Ciriè che, nel 1996, gli intitolerà una via.