Bonaventura Ferrazzutto
La sua famiglia era friulana di origine, provenendo i Ferrazzutto da Cisterna di Coseano (UD). A Venezia, dove il padre di Bonaventura (chiamato Ventura) gestiva una trattoria in Calle dei Fabbri, il ragazzo frequenta le “commerciali”, entra giovanissimo nel movimento socialista e nel 1912 diventa segretario di Giacinto Menotti Serrati, esponente dell’ala massimalista del PSI, direttore del settimanale “Secolo Nuovo” e segretario della CdL di Venezia.
Quando, nel 1914, Serrati è nominato direttore de l’”Avanti!”, Ferrazzutto lo segue l’anno dopo a Milano, dove sposa la veneziana Elvira Pillon (che diventerà dirigente del movimento delle donne socialiste) e entra in stretti rapporti con Angelica Balabanoff, Claudio Treves e altri dirigenti socialisti.
Attivo nel “Soccorso Rosso”, alla CdL di Milano è lui che provvede alla stipula dei primi contratti nazionali di lavoro ed è sempre lui che dirige l’amministrazione dell’organo di stampa del PSI, incarico che mantiene quando a dirigerlo subentra il riformista Pietro Nenni, perché Serrati è tra coloro che hanno dato vita al PCdI. Allorché, nel 1922, le squadracce fasciste distruggono la sede del giornale, Ferrazzutto passa, con tutti gli operai, alle dipendenze della Angelo Rizzoli Editore, della quale diventa direttore amministrativo.
È il 1932 quando, con Domenico Viotto, fonda, sempre a Milano, un’azienda chimica, che diventa presto un centro importante della lotta antifascista milanese. Nel 1934 Ferrazzutto trova il modo di occuparsi anche di cinematografia e nel 1943, con la caduta di Mussolini, è tra i promotori della costituzione del CLN.
È il momento dell’attività clandestina, dell’impegno per salvare ebrei, antifascisti braccati, della lotta partigiana, nel corso della quale cadranno oltre trenta giornalisti del foglio socialista.
Il 9 ottobre del 1943, per una delazione, “Ventura” è arrestato dalla Gestapo nella sua abitazione milanese. Una breve sosta nel carcere di San Vittore e poi la deportazione a Mauthausen, dove Ferrazzutto riesce a costituire un Comitato di liberazione internazionale, che assume iniziative clamorose. Infine il trasferimento del deportato nel castello di Hartheim, dove i prigionieri sono sottoposti a brutali esperimenti “scientifici” e dove Ferrazzutto morirà a 57 anni.
Il quotidiano socialista darà la notizia in prima pagina il Primo Maggio del 1945, una Sezione del PSI gli sarà intitolata a Marghera. Prenderà il nome di Ferrazzutto anche la Federazione socialista di Milano. Una lapide lo ricorda nello stabilimento editoriale milanese, già in via Civitavecchia, oggi chiamata via Angelo Rizzoli.