Bruno Frittaion
Fin dal 1939 "Attilio", questo il nome di copertura di Frittaion, si era legato all'organizzazione clandestina del PCI, attiva nella zona. Fu quindi per lui naturale, dopo l'8 settembre del 1943, abbandonare i banchi della scuola di avviamento professionale che frequentava e darsi alla macchia, unendosi ai partigiani del Battaglione "Pisacane" della Brigata Garibaldi "Tagliamento". Dopo breve tempo Frittaion divenne il vicecommissario politico di un distaccamento del Battaglione "Silvio Pellico", con il quale combatté sino al dicembre del 1944. Fu a metà di quel mese che, tradito da un delatore, il giovane partigiano cadde in mano alle SS italiane. Ristretto nel carcere di Udine, resistette alle torture, i cui segni portava ancora quando, il 22 gennaio del 1945, fu processato e condannato a morte dal Tribunale militare territoriale tedesco. L'esecuzione avvenne otto giorni dopo, contro il muro del cimitero di Tarcento, dove i nazifascisti, per piegare l'animo della gente del luogo, avevano allineato altri dieci giovani partigiani, catturati in varie località del Friuli. Sotto le scariche caddero, con Frittaion, Adriano Carlon di Este (Padova), Angelo Lipponi di Cerda (Palermo), Cesare Longo, Elio Marcuz e Giannino Putto di Azzano Decimo (Pordenone), Calogero Zaffuto di Grotte (Agrigento) e Pietro Zanier. Un altro dei condannati, il siciliano Francesco Puleo, sopravvisse alla prima scarica e riuscì a fuggire, aiutato dagli abitanti di Tarcento. Altri due patrioti, Mario Favot e Ivo Lovisa, furono fucilati il 4 febbraio davanti al muro del cimitero di Tricesimo. A San Daniele del Friuli, i concittadini di Bruno Frittaion gli hanno intitolato una strada.