Bruno Nadalini
Aveva trasformato la sua casa di Sacerno, in una base della 63ma Brigata Garibaldi "Bolero". In questa formazione era entrato dall'inizio della Resistenza. Anche i gappisti della VII GAP "Gianni" facevano riferimento all'abitazione di Bruno Nadalini, che della "Bolero" era capo nucleo. Purtroppo un delatore avvisò i nazifascisti e il 12 dicembre 1944 la casa dei Nadalini fu circondata dalle SS. I tedeschi arrestarono, con Bruno: il padre Evaristo; la madre, Maria Martignoni; la sorella Clara; la cognata Rina Ramponi; il partigiano Italo Bosi e il fratellastro di Bruno (Dario, che sarebbe poi caduto combattendo contro i nazifascisti). Il ragazzo fu interrogato, torturato e quindi deportato a Bolzano, e di lì, l'11 gennaio 1945, nel campo di sterminio di Mauthausen. Trasferito nel sottocampo di Gusen, vi morì di stenti, poco prima della Liberazione.