Bruno Vecchiani
Bruno Vecchiani nasce in una famiglia di operai, la mamma è “fabbrichina” tessile, il babbo ferroviere e decorato al valore per il primo conflitto mondiale.
Studente all'Istituto tecnico “Leonardo da Vinci”, Bruno ama la poesia e compone liriche dedicate al mare, alla notte, alla luna, alla vita. Si avvicina agli ideali di libertà e giustizia frequentando l'ambiente del Caffè torinese, in Corso Italia. Gli amici ricordano le sue imprecazioni contro il fascismo e la guerra quando, il 10 giugno 1940, il duce annuncia l'entrata dell'Italia nel conflitto. Bruno è ormai un antifascista convinto. Intraprende una fitta attività per ricoprire i muri di Pisa di scritte contro il regime e inneggianti alla pace insieme agli amici Giancarlo Taddei e Gino Lombardi, entrambi poi caduti nella lotta Partigiana, uno a Gualdo, l'altro a Sarzana al comando dei “Cacciatori delle Apuane”.
Nella primavera '42, invece, Vecchiani è chiamato alla leva nell'artiglieria contraerea e, dopo il corso di guida per autocarri, a giugno parte da Casale Monferrato con l'ARMIR: destinazione Russia.
Negli ultimi sei mesi di vita, Bruno riversa la sua passione per la scrittura nelle lettere inviate ai familiari e ai compagni rimasti in Italia. Pur nella levità dei toni per non causare preoccupazioni sulle sue sorti, traspare tra le righe tutta l'inadeguatezza della spedizione italiana, negli armamenti, negli automezzi, nel vestiario, nei rifornimenti.
Pochi giorni prima di Natale, la sua batteria, di stanza a Cerkovo, sul fiume Kalitva, riceve l'ordine di trasferire verso ovest tre cannoni. Il convoglio è attaccato dai russi e sterminato; Bruno è rimasto nell'autoparco ma, qualche ora dopo, i carri dell'Armata Rossa raggiungono anche il deposito.
I militari italiani sono uccisi dai colpi di mitragliatrice o stritolati sotto i cingoli.
Il nome di Bruno Vecchiani figura nell'elenco dei dispersi del Ministero della Difesa e il suo corpo non è mai stato riconsegnato alla famiglia. Sua madre, Gina, ha voluto essere sepolta nella nuda terra per condividere l'amaro destino del figlio.
Nel 2010, lettere e poesie di Bruno sono state raccolte nel volume "Carissimo fratello", edito da ETS.