Camillo Donda
Rientrato in Italia dall'Argentina, aveva trovato lavoro come operaio presso i Cantieri Riuniti di Monfalcone. Era presto diventato un attivo militante e dirigente del Partito comunista clandestino nella zona dell'Isonzo. Arrestato per attività antifascista, Donda fu deferito al Tribunale speciale che, nel 1935, lo condannò a 18 anni di reclusione. Scarcerato con la caduta del fascismo, dopo l'8 settembre 1943 Camillo Donda prese parte alla guerra di Liberazione nelle file della Resistenza goriziana. Faceva parte del Comando della "Brigata proletaria" (era costituita da alcune centinaia di operai male armati, da qualche ufficiale e qualche soldato italiano e da alcuni reparti sloveni), che dal 9 al 26 settembre del 1943 affrontò, nella zona di Gorizia, le SS della 1a Divisione corazzata "Goering", lasciando sul terreno circa ottanta caduti. Nel novembre Donda dovette farsi ricoverare in ospedale per un intervento. Avrebbe dovuto affrontare la convalescenza, ma poche ore dopo essere stato dimesso, cadde nelle mani della polizia tedesca. Deportato nel campo di Mauthausen, vi fu fucilato poche settimane prima della liberazione.