Carlo Alberto Fecia di Cossato
Era nato in una famiglia piemontese di vecchie tradizioni militari. Completati gli studi al Regio Collegio Militare di Moncalieri (Torino), era entrato all'Accademia navale di Livorno, uscendone, nel 1928, col grado di Guardiamarina. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, Fecia di Cossato (che durante la guerra civile spagnola aveva guidato missioni di nostri sommergibili in acque iberiche), era al comando del sommergibile "Ciro Menotti", dislocato a Messina. Nell'ambito della 34a Squadriglia operò in numerose missioni offensive in Atlantico. Assunse poi il comando del sommergibile "Tazzoli". L'attività dei suoi mezzi in Atlantico e nel Mediterraneo, valsero a Fecia di Cossato due Medaglie d'argento, due Medaglie di bronzo e una Croce di Guerra, oltre a tre Croci di Ferro germaniche. Subito dopo l'armistizio, ottenne un'altra Medaglia di Bronzo per essere riuscito ad affondare a Bastia, il 9 settembre 1943, mentre era al comando della torpediniera "Aliseo", ben sette navi tedesche. Dalla Corsica, Fecia di Cossato arrivò poi, col resto della flotta italiana, a Malta e di qui a Taranto. Entrato in contrasto col governo Bonomi, al quale faceva carico di non aver giurato fedeltà al re, Fecia di Cossato fu sospeso dal servizio. Si tolse la vita a Napoli poco tempo dopo. Il 27 maggio 1949, il Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, decretava per Carlo Alberto Fecia di Cossato la Medaglia d'oro con questa motivazione: "Valente e ardito comandante di sommergibile, animato, fin dall'inizio delle ostilità, da decisa volontà di successo, durante la sua quinta missione di guerra in Albania affondava quattro navi mercantili per complessive 20.516 tonnellate ed abbatteva, dopo dura lotta, un quadrimotore avversario. Raggiungeva così un totale di 100.000 tonnellate di naviglio avversario affondato, stabilendo un primato di assoluta eccezione nel campo degli affondamenti effettuati da unità subacquee. Successivamente, comandante di torpediniera, alla data dell'armistizio dava nuova prova di superbo spirito combattivo, attaccando con la sola sua unità sette navi germaniche di armamento prevalente, che affondava a cannonate dopo aspro combattimento, condotto con grande bravura ed estrema determinazione. Esempio fulgidissimo ai posteri di eccezionali virtù di comandante e di combattente e di assoluta dedizione al dovere. Oceano Atlantico, 5 novembre 1942 - 1° febbraio 1943; Alto Tirreno, 9 settembre 1943".