Carlo Còccioli
Trascorse l’infanzia e l’adolescenza in Libia col padre militare. Al ritorno in Italia, studiò prima a Fiume e poi in Toscana, dove abitava sua madre. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Carlo Còccioli fu chiamato alle armi, ma dopo l’armistizio entrò nella Resistenza, partigiano combattente sull’Appennino tosco-emiliano. Catturato dai tedeschi e incarcerato a Bologna, Còccioli riuscì ad evadere e a riprendere la lotta contro i nazifascisti sino alla Liberazione. Decorato per quell’episodio, nel dopoguerra il giovane riprese gli studi e si laureò in lingua e letteratura araba ed ebraica all’Istituto Orientale di Napoli. Di quel periodo sono le prime opere letterarie di Còccioli, stampate a Firenze e Milano, mentre uscì a Parigi il romanzo Fabrizio Lupo che nel 1962 fece scandalo perché narrava esplicitamente la scoperta dell’omosessualità di un cattolico. Il romanzo uscì in Italia soltanto nel 1978, ma risale al 1953 la decisione dello scrittore di lasciare l’Europa e di risiedere in America Latina, prima nella Capitale messicana e poi, col figlio adottivo Javer, a Cuernavaca. Proprio in Messico scrisse molte delle sue opere più importanti, tra le quali David, che nel 1976 vinse la finale dell’italiano “Premio Campiello”. Còccioli che scriveva in italiano, francese e spagnolo, era anche il traduttore dei suoi lavori. L’ultimo libro dello scrittore è uscito nel 1998 a Città del Messico col titolo San Benjamin Perro. A Còccioli è intitolato un Museo Casa della Cultura.