Carlo Lizzani
Il regista e autore cinematografico Carlo Lizzani era nato nello stesso anno dell’avvento del fascismo. Si avvicinò alla settima arte frequentando i Cineguf, poi collaborò alla redazione del quindicinale Cinema, diretto da Vittorio Mussolini, nel gruppo di giovani cineasti che, maturate posizioni critiche al regime, auspicavano un rinnovamento del cinema italiano in direzione del realismo.
Durante la Guerra di liberazione era studente universitario e fu molto attivo nella Resistenza romana. Tra i dirigenti del Comitato studentesco di agitazione fu, con Massimo Gizzio e Vincenzo Lapiccirella, alla testa della manifestazione di giovani romani contro il nazifascismo, che si tenne il 29 gennaio 1944 nella Capitale. La manifestazione si concluse con l'uccisione di Gizzio, ma contribuì a rendere ancor più ramificata l'opposizione armata ai tedeschi occupanti e ai fascisti al loro servizio.
Membro del PCI (partito a cui rimase iscritto fino al 1957), collaboratore delle riviste Cinema e Bianco e nero, Carlo Lizzani si inserì, nell'immediato dopoguerra, nel filone del cinema neorealista italiano. Cominciò come attore in Il sole sorge ancora, e lavorò poi, prima di esordire come regista con Achtung banditi!, come aiuto di De Sanctis, Rossellini e Lattuada.
Dopo le prime esperienze da sceneggiatore, aiuto regista e documentarista, al fianco di grandi maestri come Rossellini, De Santis e Lattuada, esordì nel lungometraggio con Achtung! Banditi! (1952) che rievocava la lotta partigiana sull’Appennino ligure, con riferimento alla collaborazione tra i resistenti e gli operai delle fabbriche alla periferia di Genova. Nella sua filmografia di oltre sessanta opere, numerose sono ispirate dalla riflessione sulla dittatura, l’occupazione e l’antifascismo: Cronache di poveri amanti (1954), Il gobbo (1960), Il processo di Verona (1962), Mussolini ultimo atto (1974), Un’isola (1986), Celluloide (1996), Hotel Meina (2007). Lizzani fu anche memorialista, storico del cinema italiano e direttore, tra il 1979 e il 1982, della Mostra dell’arte cinematografica di Venezia. Nel 2007 aveva pubblicato Il mio lungo viaggio nel secolo breve, autobiografia in cui raccontava della passione artistica, di quella civile e politica. Presidente onorario dell’ANPI Roma, era iscritto da sempre all’Associazione. Due le onorificenze della Repubblica ricevute: Grande Ufficiale dell’Ordine al merito e Cavaliere di Gran Croce.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto ricordare l’amicizia di decenni con il regista e il contributo che “ha saputo dare al cinema, alla cultura, allo sviluppo democratico del nostro paese: coraggio e passione della battaglia per la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, nella ferma valorizzazione e difesa dei valori della Resistenza”.
Qui di seguito una nota, scritta anni fa, del critico Sauro Borelli sul lavoro di regista di Lizzani:
È magro, alto alto, è nato nel 1922 a Roma, da oltre sessanta anni “fa cinema”. Carlo Lizzani, ché proprio di lui vogliamo parlare, ha cominciato a intrigarsi di cinema contemporaneamente, nei primi anni Quaranta (in piena guerra), alla sua iniziazione alla lotta politica, alla Resistenza. Le prime sortite (anche come attore nel Sole sorge ancora di Vergano e Caccia tragica di De Santis) sono infatti manifestamente improntate a vicende, personaggi, situazioni legati a quell'epoca altamente drammatica.
E, poi, nel 1951, l'esordio nel lungometraggio a soggetto, Achtung Banditi! (realizzato, in strenua economia, da una cooperativa operaia) confermò tanto le scelte tematiche care a Lizzani, quanto la sua felice attitudine a prospettare personaggi ed episodi tipici di quello che fu detta poi la “poetica neorealista”. Tendenza cui fin da giovane il Nostro si era mostrato sensibile nelle sue collaborazioni critiche alla rivista Cinema(prima maniera) una palestra e insieme una fonte preziosa d'idee innovatrici di tanti altri cineasti potenziali (Antonioni, De Santis, Visconti, ecc.).
Il successivo cimento di Lizzani nel lungometraggio a soggetto fu un altro film sul tema dell'antifascismo (e di riflesso della Resistenza), quelCronache di poveri amanti ispirato all'omonimo, appassionante libro di Vasco Pratolini. A suo tempo fu questo un buon successo, grazie anche alle generose prove interpretative di Marcello Mastroianni, Giuliano Montaldo, Antonella Lualdi, Cosetta Greco, Adolfo Consolini, Gabriele Tinti.
Le ulteriori prove di Lizzani tesero poi a diversificarsi sul piano narrativo puntando di volta in volta su “fatti e misfatti” di variabile impostazione quali Il gobbo, Il processo di Verona, Lo svitato, ecc. Tra queste particolare risalto ebbe una realizzazione del 1964, La vita agra (tratto dall'omonimo romanzo di Luciano Bianciardi) ove l'estro causticamente sarcastico dello scrittore toscano trovò adeguata misura dissacratrice nella disinvolta regia dello stesso Lizzani e nelle interpretazioni di superlativi attori come Ugo Tognazzi e Giovanna Ralli.
Un periodo di più generici impegni creativi fu quello a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta (Banditi a Milano, Roma bene, Kleinhoff Hotel), anche sulla scorta di lontani lavori documentaristici (La muraglia cinese, 1953) e di un ritorno di fiamma significativo al tema fascismo-antifascismo (Mussolini, ultimo atto, interprete vigoroso Rod Steiger).
Nell'avventurosa marcia di Lizzani attraverso generi e storie i più diversi emergono, in seguito, il film Fontamara (dal libro di Ignazio Silone),Nucleo zero (incursione fugace sul tema del terrorismo) e Mamma Ebe(desolante vicenda di una santona sadica e sfruttatrice). Gli anni Ottanta e Novanta vedranno il sempre alacre ed eclettico Lizzani affrontare via via soggetti e vicende di altalenante interesse - Un'isola, Caro Gorbaciov,Cattiva, Celluloide - in cui il mestiere, la sapienza espressiva di personaggi, situazioni per se stessi carismatici vengono a proporre altrettante occasioni di conoscenza, di riflessione.
Con la più recente fatica, Hotel Meina, il cineasta romano, si può dire, ritorna ai climi, alle stagioni già indagati nel periodo neorealista. In particolare, Hotel Meina, incentrato com'è sulla strage nazista di un gruppo di ebrei perpetrata nel settembre del 1943 nella località del Lago Maggiore, mostra e dimostra una volta di più il prodigo slancio di sempre da parte di Carlo Lizzani nella dedizione del suo cinema e, ancor più, della sua vita dalla parte “dei giusti”, dalla parte di una civile, democratica visione del mondo.