Clorinda Menguzzato
Il suo impegno nella Resistenza, dove era staffetta e infermiera nella Brigata "Gherlanda" della Divisione "Gramsci", durò dal luglio del 1944 all'ottobre dello stesso anno, ma tale era l'impegno che metteva nel mantenere i collegamenti con le formazioni partigiane che operavano nel Trentino che, per motivi di sicurezza, dovette utilizzare in quel breve periodo due diversi nomi di battaglia. Appena ebbe raggiunti – con un fratello, come lei contadino – i partigiani della Brigata, la chiamarono, infatti "Garibaldina", pseudonimo poi diventato "Veglia". Clorinda Menguzzato fu fatta prigioniera durante un vasto rastrellamento che i tedeschi avevano organizzato dopo che i combattenti della "Gherlanda" avevano espugnato la caserma di Castel Tesino, catturando 55 militi fascisti ed alcuni ufficiali tedeschi. Si trattò di un'azione che ebbe vasta risonanza, tanto da essere segnalata da Radio Londra nel bollettino del CLN e da indurre le truppe tedesche ad intervenire in forze nella zona. Dalla cattura di "Veglia" i tedeschi si ripromettevano di individuare con precisione la dislocazione delle basi della guerriglia, ma non ottennero da quella ragazzina nessun'indicazione. La sottoposero a sevizie atroci, la violentarono a ripetizione, la fecero azzannare da cani inferociti, ma "Veglia" non tradì i suoi compagni. Si disse che, ormai ridotta allo stremo, avesse risposto ai suoi aguzzini che l'avrebbero poi fucilata: «Quando non potrò più sopportare le vostre torture, mi mozzerò la lingua pur di non parlare».