Corrado Bonfantini
Suo padre, prima del fascismo, era stato per sette anni sindaco di Novara. Ancora giovanissimo, Corrado fu deferito al Tribunale speciale e condannato per "congiura contro il governo". Scontati 18 mesi di carcere ed inviato per tre volte al confino, tornò in libertà soltanto nell'agosto del 1943. Con altri militanti socialisti promosse il Movimento di unità proletaria (MUP), che sarebbe, di lì a poco, diventato PSIUP. Designato a rappresentare il Partito socialista nel primo comitato regionale del CLN piemontese, Bonfantini fu arrestato nel marzo del 1944 dalla polizia torinese, che lo ferì in piazza Carignano durante un tentativo di fuga. Ricoverato in ospedale, il giovane riuscì a porsi in salvo fuggendo dalla sala operatoria.
Riparato a Milano "Corrado" (con questo nome era conosciuto nella Resistenza), fece parte sino alla Liberazione del Comitato esecutivo per l'Alta Italia del Partito socialista. Membro del comando delle formazioni "Matteotti", fu tra i fondatori della "Repubblica dell'Ossola". Fu anche protagonista di un tentativo di accordo (sconfessato dal CLN e dal Partito socialista), con alcuni esponenti della repubblichetta di Salò, per un passaggio incruento di poteri poco prima della Liberazione. Durante l'insurrezione, Bonfantini, che comandava a Milano le "Matteotti", fu il primo ad annunciare, dalla stazione radio di Porta Vigentina occupata dai partigiani il 26 aprile, la liberazione del capoluogo lombardo.
Nel primo dopoguerra è stato segretario della Federazione torinese del PSI, deputato alla Costituente e quindi alla Camera nella prima e nella seconda Legislatura. Ha militato, oltre che nel PSI, nel PSU, nel PSDI e di nuovo nel PSI.