Dante Drusiani
Diciottenne, nel settembre 1943 era entrato nelle file della Resistenza bolognese con l'amico Vincenzo Toffano. Drusiani ("Tempesta", il suo nome di battaglia, ma piccolo com'era di statura e minuto di corporatura era anche chiamato "Gingillino") e Toffano ("Terremoto"), chiesero esplicitamente di poter operare in coppia (una foto di studio dell'epoca li ritrae insieme NdR), e divennero così due dei più audaci combattenti della VII GAP bolognese. Tra l'altro furono protagonisti di epiche imprese, come la liberazione dal carcere di San Giovanni in Monte di oltre duecento detenuti politici. A questa azione, portata a termine il 9 agosto 1944, seguirono due clamorosi attacchi alla polveriera di Villa Contri il 20 e 21 settembre, gli assalti del 30 settembre e del 18 ottobre all'Hotel Baglioni, sede del Comando tedesco. Drusiani, che aveva nella VII GAP il ruolo di comandante di compagnia, fu catturato con il suo amico, su delazione. Condotto nelle celle del Comando tedesco in piazza Maggiore, fu prima interrogato e torturato e poi fucilato il 14 dicembre 1944. Questa la motivazione della Medaglia d'Oro: «Partigiano di eccezionale valore partecipava a tutte le più audaci imprese compiute dalla VII Brigata GAP coprendosi di leggendaria gloria. La liberazione dei duecentoquaranta detenuti politici dalle carceri di San Giovanni in Monte, l'attacco alla sede del Comando nazifascista, l'assalto alla polveriera di Villa Contri e mille altre imprese da lui compiute testimoniano il suo epico coraggio. Arrestato dalle SS tedesche teneva fronte ai più assillanti e stringenti interrogatori con fierezza tale da sbalordire gli stessi inquisitori; ad un maresciallo tedesco che lo interrogava su come avesse fatto ad uccidere i tanti nemici rispondeva: "Così" e impossessatosi con slancio fulmineo di una pistola appesa alla parete la puntava sul petto del sottufficiale sbigottito da tanto ardimento. Dopo aver compiuto il superbo gesto, con generosità senza pari, indice della sua grandezza d'animo, non faceva partire il colpo che avrebbe freddato il bieco soldato tedesco e con gesto che ha del sublime gettava con disprezzo l'arma lontano. Il nemico ammirato da tanta fierezza gli consentiva la morte degli Eroi e lo fucilava al petto». A Dante Drusiani sono stati intitolati a Bologna un viale ed una scuola.