Dante Paci
Nel gennaio del 1943 faceva già parte della dirigenza clandestina del Partito comunista nella Bergamasca. Individuato dalla polizia fascista, l’impiegato comunista nel giugno del 1944 dovette riparare nella zona di Lovere (BG), di dove si spostò nel Lecchese, continuando nella sua attività di propaganda antifascista sino all’8 settembre 1943.
Dopo l’armistizio Paci, in base alle decisioni del suo Partito, si trasferì a Milano; qui gli fu affidata la direzione regionale del Fronte della Gioventù, ma già nell’ottobre era partigiano nel Lecchese, partecipando agli scontri con i nazifascisti al Pizzo d’Erna, per trasferirsi poi in Val Brembana e in Val Seriana.
Proprio in Valle Seriana Dante Paci, dopo tre ore di combattimenti, fu catturato al Colle di Zambla (un rilievo presso Zogno), con il gruppo di combattenti della 171ma Brigata Garibaldi che dirigeva. Il 16 gennaio 1944 veniva rinchiuso nelle carceri di Bergamo.
Per sei mesi Dante Paci seppe resistere agli interrogatori e alle torture, senza nulla rivelare che potesse nuocere alla Resistenza, finché il 21 luglio fu fucilato.