Domenico D'Urbano
"... e così sei partito, proprio come nel '45 prendesti i tuoi ricordi di guerra, quella guerra che avevi affrontato da eroe e da ribelle, con l'orgoglio di essere stato tra i primi a infilartici dentro e rischiare, con la gioia di entrare in Bologna e, con la "Brigata Majella", salutare la gente finalmente da vincitori, per primi... ": così ha scritto in memoria di Domenico D'Urbano (che ora riposa nel cimitero di Palombaro), la nipote Muriel. Da lui ha ereditato - oltre alla passione per la musica classica, che sempre accompagnava il lavoro nel laboratorio del maestro artigiano abruzzese- gli ideali di libertà e di democrazia. D'Urbano era entrato nella brigata partigiana sin dalla sua costituzione. Aveva partecipato a tutte le operazioni di guerra che le formazioni di patrioti della "Majella" hanno sostenuto (pagando un tributo di 55 caduti e 151 feriti), a fianco degli Alleati e del ricostituito Esercito italiano, ed aveva ottenuto la Croce di Guerra al merito. Subito dopo la Liberazione aveva lavorato presso le più importanti sartorie di Roma. Si era, quindi, trasferito a Torino, dove era rimasto sino al 1973. Tornato nella sua terra d'origine, s'era impegnato a tenere sempre alto il livello del suo lavoro e, sino alla fine, il ricordo degli ideali per i quali, in gioventù, aveva combattuto.