Don Luigi Tommasini
Don Luigi Tommasini era parroco a Burzanella quando, agli inizi degli Anni '40, era stato incaricato, dall'arcivescovo di Bologna, Nasalli Rocca, di assistere gli italiani che lavoravano in Germania. Era stato richiamato in patria poco prima dell'8 settembre. Dopo l'armistizio, saputo che in Val di Setta, presso la canonica del parroco di Vado, don Eolo Cattani, si era costituito un primo nucleo di resistenza ai nazifascisti, aveva raggiunto quei patrioti. Li guidava Mario Musolesi, che avrebbe poi comandato, col nome di battaglia di "Lupo", la leggendaria brigata partigiana "Stella Rossa", operante tra i comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno. Di quella formazione - che nel solo settembre del 1944 ebbe, negli scontri con le SS del maggiore Walter Reder, 226 caduti, tra i quali il comandante - don Luigi divenne il cappellano militare. Si spiega quindi la determinazione con la quale il sacerdote, che per decenni ha fatto parte del Consiglio nazionale dell'ANPI, difese la memoria dei suoi eroici ragazzi, quando cominciarono a prendere piede le operazioni di "revisionismo" miranti a delegittimare la Resistenza. In particolare, don Luigi si batté contro la scarcerazione preventiva del maggiore Reder, condannato per le stragi di Marzabotto (966 civili uccisi), di Grizzana (292 civili massacrati) e di Monzuno (204 civili trucidati). Sulla Resistenza nelle valli del Reno e del Setta e sugli eccidi delle SS di Reder, don Tommasini ha scritto anche un libro, intitolato "La Bufera".