Edo Bertaccini
Era il primo di tre figli di una famiglia di coltivatori diretti, che abitava in frazione Coriano di Forlì. Edo, sin dall'ottobre 1943, aveva partecipato alla costituzione delle formazioni partigiane di montagna. Col nome di battaglia di "Fulmine", il giovane contadino divenne comandante della 7a compagnia dell'8a Brigata Garibaldi. Durante il grande rastrellamento che, nell'autunno, i nazifascisti condussero nella sua zona, la compagnia di "Fulmine" dovette sciogliersi.
Bertaccini, sceso in pianura, fu catturato alla Fratta. Incarcerato a Forlì, fu poi avviato al campo di concentramento di Fossoli.
Sarebbe dovuto essere trasferito in un lager tedesco, ma fu eliminato con altri sessantasei patrioti, al poligono di tiro di Cibeno, in una delle più efferate stragi nazifasciste. Della drammatica vicenda parla anche Mimmo Franzinelli, in un libro, edito da Mondadori, che ha per titolo Le stragi nascoste e per sottotitolo L'armadio della vergogna: impunità e rimozione dei crimini di guerra nazifascisti, 1943-2001.
Nel dopoguerra, alla memoria di Edo Bertaccini è stata conferita la Medaglia d'argento al valor militare. Una via gli è stata intitolata a Forlì; porta il suo nome anche un Circolo ricreativo culturale.