Emilio Casalini
Comandava un distaccamento della III Brigata Garibaldi “Liguria” forte di una ottantina di partigiani, che si erano raccolti attorno a quel giovane tenente che, all’8 settembre del 1943, aveva scelto di battersi contro i nazifascisti. “Cini”, questo il nome di battaglia di Casalini, aveva creato con i suoi uomini un rapporto del tutto particolare. Non a caso proprio “Cini” aveva scritto sul Monte Tobbio, sull’Appennino ligure piemontese, in collaborazione con i suoi ragazzi, le parole della famosa canzone partigiana Siamo i ribelli, che in anni recenti è diventata anche un disco di successo dei Modena City Ramblers. Il suo ritornello (la musica è di Angelo Rossi “Lanfranco”) dice “Siamo i ribelli della montagna/viviam di stenti e di patimenti/ma quella fede che ci accompagna/sarà la legge dell’avvenir”. Il campo di azione della formazione di “Cini” si trovava nella zona di Voltaggio, che nell’aprile del 1944 divenne il centro delle operazioni nazifasciste contro i patrioti della “Benedica”, il convento in rovina dov’era il comando dei partigiani liguri piemontesi. In quegli scontri furono 175 i partigiani caduti in combattimento o fucilati dai nazifascisti e altri 149 morirono in deportazione. Catturato dai tedeschi a Passo Mezzano, il giovane ufficiale era stato portato a Voltaggio, nel cui seminario i nazisti avevano installato una sorta di tribunale. Casalini, alla lettura della sentenza di morte disse: “Sono un ufficiale della scuola italiana e non sarà mai che io mi arrenda al nemico”. Anche al superiore del Seminario, che gli parlò brevemente prima della fucilazione, “Cini” disse di essere orgoglioso di morire per la libertà dell’Italia. Con Casalini furono fucilati, due alla volta, contro il muro del cimitero di Voltaggio, altri sette patrioti . Altri ancora furono eliminati a Passo Mezzano, sopra i Laghi del Gorzente. Li ricorda una lapide. A Genova, nel rione di Bolzaneto, un piazzale porta il nome di Emilio Casalini.