Emilio Da Ponte
Da Ponte, sebbene non più giovane, si era impegnato nella Resistenza nella bassa friulana ed era stato nominato commissario politico del Battaglione partigiano "Montina". Nell'ottobre del 1944, catturato a Pocenia dai repubblichini della Decima Mas, era stato trasportato a Palmanova e rinchiuso nella caserma "Piave", che era diventata la sede del Comando forze di repressione antipartigiana e luogo di tortura. I fascisti seviziarono a lungo il prigioniero, per costringerlo a rivelare i segreti dell'organizzazione di cui faceva parte, ma non una parola uscì dalle labbra di Emilio Da Ponte. Inferociti dal suo sprezzante silenzio, i militari fascisti riservarono al commissario partigiano una morte atroce: lo legarono mani e piedi a due cavalli da tiro e poi fecero partire gli animali in direzione opposta, squartandolo.