Emilio Po
Assolto l'obbligo di leva nel 9° Reggimento artiglieria "Brennero", Emilio Po era stato congedato nel 1938 come specialista di radiotrasmissioni. Richiamato nel gennaio del 1943, era stato mandato a Piacenza per frequentare un corso artificieri e di lì comandato presso la Direzione di artiglieria di Roma, quale artificiere addetto al disinnesco delle bombe di aereo inesplose. Allo sbandamento dell'Esercito italiano seguito all'armistizio, Emilio Po raggiunse la sua città e si unì ai primi gruppi partigiani che si stavano costituendo nel Modenese. Entrato nella 65ª Brigata GAP "Walter Tabacchi" ebbe l'incarico di ispettore della formazione. Esperto, com'era, di esplosivi, Po partecipò a numerose azioni di sabotaggio. Fu catturato dai fascisti, per una delazione, proprio mentre stava costruendo un ordigno. Nel luogo stesso dove stava lavorando, fu seviziato con un ferro rovente perché rivelasse il nome dei suoi compagni. Ma Emilio Po non parlò. I suoi aguzzini cosparsero allora il suo corpo di benzina e lo diedero alle fiamme. Ridotto ad una piaga vivente, il falegname fu trascinato sino in Piazza Grande e qui, presenti alcuni suoi famigliari, fu fucilato con altri due antifascisti. Sul Palazzo Vescovile, all'angolo con Calle dei Campionasi, nel novembre del 1948 è stata apposta una lapide sulla quale è scritto: "Dopo inaudito martirio/ sacrificarono la giovane vita/ per la patria e la libertà/ esempio e monito agli italiani/ medaglia d'oro Emilio Po/ partigiano Alfonso Piazza/ partigiano medaglia d'argento Giacomo Ulivi/ fucilati in questa piazza/ dai nazifascisti/ il 10 novembre 1944". Ad Emilio Po, al quale sono intitolate una delle più importanti arterie di Modena e una via di Castelfranco Emilia, nel 1988 è stata dedicata la scuola elementare statale del "Villaggio Artigiano" di Modena.