Ena Frazzoni
Insegnava Lingua e letteratura inglese al Liceo scientifico "Righi" quando era entrata, a Bologna, nell'organizzazione clandestina comunista. Dopo la caduta di Mussolini, la Frazzoni, che era sfollata a Funo, tentò di organizzarvi una manifestazione di donne contro la guerra. All'armistizio, entrata nella Resistenza col nome di battaglia di "Nicoletta", la giovane insegnante dal giugno del 1944 fece parte del CUMER (che aveva sede proprio nell'abitazione bolognese di "Nicoletta") ed ebbe, in particolare, il compito di coordinare l'attività delle staffette che mantenevano i collegamenti tra Bologna, Modena, Ferrara, Ravenna, Imola, il comando del CVL a Milano e le forze degli Alleati. Le donne - come scrisse Ilio Barontini, che del Comando militare dell'Emilia-Romagna era a capo - "impararono a percorrere chilometri e chilometri in bicicletta, a piedi, in corriera, sui camion, portando armi, stampa, materiali pericolosi nelle sporte da massaia, nelle borsette da passeggio, per tutte le strade, sotto i bombardamenti e i mitragliamenti, col continuo pericolo d'essere prese dai nazifascisti, di cadere in una retata, di incappare in una rappresagliaè Impararono come si spara col mitra, con la rivoltella, come si nasconde un patriota inseguito o una radio trasmittente, come si sopporta la fame se mancano i rifornimenti, come si vive nel freddo se non si può accendere il fuoco, come si curano i feriti, come si chiudono gli occhi ai morti". Di Ena Frazzoni, nel 1972, la "Tamari Stampa" aveva pubblicato: Note di vita partigiana a Bologna.