Enrico De Nicola
Era uno dei più brillanti avvocati del Foro partenopeo allorché, benché schivo della lotta politica, nel 1909 si era presentato come liberale indipendente alle elezioni nel collegio di Afragola (NA). De Nicola non solo risultò eletto a larga maggioranza, ma quattordici anni dopo si ricandidò e fu riconfermato.
Nonostante il successo elettorale, rifiutò ripetutamente l’offerta di Vittorio Emanuele III di assumere la Presidenza del Consiglio, ma accettò la proposta di Giolitti di diventare suo sottosegretario alle Colonie.
Liberale tendenzialmente conservatore, De Nicola accettò di assumere la presidenza della Camera quando già si era manifestata nel Paese la violenza squadristica e alla vigilia della marcia su Roma non esitò ad inviare a Mussolini, che si trovava in una riunione a Napoli, un telegramma di “cordiale e affettuoso” saluto. Mantenne la presidenza della Camera anche quando Mussolini offese l’istituzione e, nel 1924, accettò di ripresentarsi alle elezioni nel “listone” che vedeva insieme, fascisti, cattolici e conservatori di destra.
All’ultimo momento l’avvocato napoletano fece marcia indietro, ma il 2 marzo del 1929 accettò di essere nominato senatore, anche se praticamente non prese poi parte ai lavori del Senato, preferendo curare la sua attività professionale.
Riapparve sulla scena politica prima della caduta di Mussolini, quando Vittorio Emanuele III meditava di far succedere al capo del fascismo l’avvocato napoletano, che si adoperò perché al sovrano succedesse come luogotenente Umberto di Savoia, riuscendo così a controllare i contrasti tra antifascisti e monarchici sino alla liberazione di Roma.
Quando il referendum del 2 giugno 1946 sancì la nascita dello Stato repubblicano, De Nicola ne venne designato “capo provvisorio”; con l’entrata in vigore della Costituzione (firmata a Roma da Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947, e controfirmata da Umberto Terracini, Alcide De Gasperi e dal Guardasigilli Giuseppe Grassi), divenne così automaticamente il primo Presidente della Repubblica italiana.
De Nicola resse l’alto incarico con il rigore formale e l’onestà di un conservatore lontano dalle competizioni dei partiti e, alla scadenza del primo mandato, non accettò di essere riconfermato. Accettò invece la nomina a senatore di diritto a vita e la presidenza del Senato, dalla quale si dimise per non avallare la “legge truffa”. Presiedette poi la Corte costituzionale, incarico dal quale si dimise nel 1956 per ritirarsi definitivamente a vita privata.
Sul primo Presidente della Repubblica Italiana,nel 2009 Andrea Jelardi ha pubblicato un libro dal titolo: “Enrico De Nicola, il Presidente galantuomo”. A Roma, Napoli, Torino e ogni parte d’Italia sono dedicate a De Nicola strade e piazze; portano il suo nome anche molte scuole di ogni ordine e grado e molte associazioni professionali.