Ermanno Bartellini
Si era appena laureato in scienze economiche quando, come ufficiale del Genio, aveva preso parte alla prima guerra mondiale. Al termine del conflitto si era iscritto al Partito socialista e aveva cominciato a svolgere, oltre al suo lavoro, un'intensa attività pubblicistica, scrivendo per l'Avanti!, per il Lavoratore di Trieste, per Rivoluzione Liberale, per Pietre e per altri fogli antifascisti.
Dopo le leggi eccezionali fasciste del 1926, Bartellini fu arrestato. Detenuto nelle carceri di Trieste, di Fiume e di Milano, il giovane antifascista fu, infine, avviato al confine a Lipari. Riacquistata la libertà, riprese subito l'attività politica clandestina, tanto che fu tra i fondatori del Partito socialista italiano di unità proletaria, rappresentandolo nel CLN lombardo dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943.
Nell'agosto del 1944, Ermanno Bartellini cadde in mano alla polizia della repubblica di Salò. Deportato nel campo di concentramento di Bolzano e di lì nel lager di Dachau, vi morì otto mesi più tardi.