Ernesto Mondadori
Figlio del segretario del fascio di Mandriole, dopo l'armistizio Ernesto Mondadori, caporal maggiore della "Folgore", non esitò ad arruolarsi in un reparto paracadutisti del ricostituito Esercito italiano, che si affiancò agli Alleati nella lotta per la liberazione dell'Italia del Nord dai nazifascisti. Nel marzo del 1945, il giovane fu scelto per far parte di un gruppo di cento paracadutisti che, negli ultimi giorni prima della Liberazione, sarebbero stati lanciati dietro le linee nemiche lungo la direttrice Modena-Ferrara. La notte del 20 aprile, Mondadori, con il suo plotone di sedici uomini, fu paracadutato nella zona di San Martino Spino. Qui i paracadutisti impegnarono subito duramente il nemico, ma rimasti isolati dal resto dei compagni, che si erano lanciati da sei aerei "Douglas", si attestarono, per la notte, in un casolare della zona. Il mattino dopo, Mondadori e i suoi commilitoni si trovarono circondati dai nazifascisti, che cominciarono a cannoneggiare il loro rifugio. Due paracadutisti riuscirono a sganciarsi, quattordici caddero con le armi in pugno. Ernesto Mondadori, gravemente ferito, decise di spararsi per non cadere vivo nelle mani del nemico.