Ettore Bortolotti
Già nel marzo del 1922, quando era assessore a Vergato, (dove abitava quando il Comune era retto da un sindaco del Partito popolare), Bortolotti era stato malmenato dagli squadristi. Con lui era stato bastonato un altro membro della Giunta democraticamente nominata, perché rifiutavano di dimettersi.
A fascismo affermato Bortolotti continuò sulla stampa cattolica la sua polemica contro il regime, che divenne ancora più esplicita quando divenne corrispondente da Vergato dell’edizione bolognese de “l’Avvenire d’Italia”.
Con lo scoppio della guerra e poi con l’occupazione nazifascista, l’antifascismo di Bortolotti prese nuova lena. Nel dicembre del 1944 mentre tentava di raggiungere a piedi l’alta Valle del Reno, già liberata dagli Alleati, Ettore Bortolotti (con la moglie Ada Marchetti e una cognata, Emma) fu catturato dai tedeschi. L’antifascista cattolico fu subito eliminato dai nazisti con le congiunte, con una bambina, e un’altra diecina di persone anziane.