Ezio Vigorelli
Volontario nel Primo conflitto mondiale e invalido di guerra, socialista nel 1921, consigliere comunale per il PSI a Milano nel 1922, Vigorelli era stato, nel 1924, dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti, tra i fondatori dei gruppi antifascisti di ex combattenti "Italia Libera". A più riprese aggredito dagli squadristi, l'avvocato, durante il ventennio, era stato sottoposto a vigilanza speciale e fu per due volte incarcerato a San Vittore. Dopo l'8 settembre 1943, per sfuggire alla polizia fascista che lo ricercava e che cercava anche i figli Adolfo e Bruno, riparò con la famiglia in Svizzera. Qui, con Ettore Tibaldi ed altri, fu tra gli organizzatori della fase preparatoria per la costituzione della "Repubblica dell'Ossola", nella quale ebbe l'incarico di "giudice straordinario". Dopo la Liberazione, Ezio Vigorelli, che nella Resistenza aveva perduto i due giovani figli, fu presidente dell'ECA di Milano, consigliere comunale e deputato del PSIUP. Nel gennaio del 1947, con la scissione socialista, aderì ai socialdemocratici, presiedendone, sino al 1950, il Gruppo parlamentare. Vigorelli è stato anche, nel 1948, sottosegretario alle Pensioni di guerra, e dal 1954 al 1959 ministro del Lavoro e della Previdenza sociale. Rientrato nel PSI nel 1959, fu eletto nel 1960 deputato di quel partito. È stato anche, come prima dell'avvento del fascismo, consigliere comunale di Milano. Presidente della Metropolitana del capoluogo lombardo, morì - come ricorda una lapide posta nel mezzanino del Metrò Duomo - alla vigilia dell'inaugurazione della prima linea. Dopo la scomparsa di Vigorelli, la Provincia di Milano ha attribuito all'avvocato socialista il "Premio Isimbardi".