Fausta Petri
Militante socialista dal 1919, aveva poi aderito al Partito comunista. Nel 1926, con altri insegnanti, fu cacciata "da tutte le scuole del Regno" con l'accusa di propaganda antifascista. Contro il sopruso, la giovane maestra presentò subito ricorso al Consiglio di Stato, che riconobbe il suo diritto all'insegnamento. La sentenza non bastò: le autorità non permisero mai alla Petri di tornare a scuola. L'insegnante poté sopravvivere, perché apparteneva ad una famiglia di piccoli industriali, così durante gli anni del regime fascista si prodigò nell'organizzazione del "Soccorso Rosso".
Dopo l'8 settembre 1943, Fausta Petri partecipò attivamente alla Resistenza a Roma. Nel febbraio 1944 fu tra le organizzatrici della manifestazione di donne davanti a Palazzo Braschi; due mesi dopo fu tra le donne che manifestavano contro l'eccidio delle Fosse Ardeatine; il mese successivo la vide tra gli organizzatori dello sciopero antinazista. Nel periodo dell'occupazione tedesca la Petri ospitò e salvò ex prigionieri inglesi, ebrei, militari italiani sbandati e dirigenti comunisti.
Dopo la Liberazione, premiata con la medaglia d'oro dei "Benemeriti della Scuola", la Preti è stata tra i fondatori del Sindacato della Scuola.