Ferdinando Frattini
Formato agli ideali antifascisti dal padre Zoraldo, maestro d’arte e anarco-comunista, Ferdinando Frattini frequenta la Scuola Normale di Pisa dove, a partire dal 1928, intorno a un primo nucleo di democratici, si raggruppano molti giovani studenti contrari al regime. Divenuto avvocato, fu proprio Ferdinando, assieme ai professori Lenci e Basunti, a dar vita alla prima cellula universitaria comunista in città, nel ’32. Due anni dopo prese parte alla costituzione di un gruppo clandestino antifascista e, in seguito, entrò nel direttorio comunista pisano che diede impulso all’attività di opposizione al fascismo e alla costituzione di diverse cellule nelle fabbriche del territorio, oltreché di quella dei tassisti.
Fu anche organizzata una capillare raccolta fondi per il “soccorso rosso” e creata una biblioteca circolante per sensibilizzare alla lotta operai, giovani, intere famiglie.
Nel 1943, Frattini partecipa per il Partito comunista al Fronte Antifascista con azionisti e cattolici. Le prime azioni del movimento unitario (con socialisti, repubblicani e anarchici) riescono a ricoprire i muri di Pisa, dai mercati generali all’università, con scritte graffianti e derisorie nei confronti di Mussolini e Hitler, nonostante le fitte ronde nere.
Ferdinando cura in prima persona l’organizzazione clandestina, la distribuzione alle formazioni patriottiche delle armi trafugate ai fascisti, l’ospitalità in abitazioni sicure o sui monti circostanti degli alleati prigionieri fatti fuggire dal carcere (oltre 60 inglesi, jugoslavi e russi) e poi aggregati alla 23ª Brigata Partigiana “Garibaldi”.
Dopo la Liberazione l’avvocato Ferdinando Frattini, continuando a militare nelle file del Pci, dedicò il suo impegno civile alla ricostruzione materiale e sociale della città di Pisa.