Ferruccio Valobra
Capitano di complemento degli Alpini, durante la Prima guerra mondiale era stato decorato di Medaglia d'argento al valor militare. Questo non servì a evitargli, dopo l'approvazione delle leggi razziali, la radiazione dall'Esercito. Allo scoppio del Secondo conflitto mondiale Valobra decise di sfollare con la famiglia nella frazione San Bernardo di Carmagnola (TO). Qui aderì al PRI clandestino e, dopo l'armistizio, entrò nella Resistenza come partigiano della 103ma Brigata della I Divisione Garibaldi.
Col nome di battaglia di "Capitano Rosso" era diventato comandante di un distaccamento operativo nella zona di Carmagnola quando, l'8 settembre 1944, fu arrestato per una delazione. Portato dai militi della GNR a Torino, dopo essere stato torturato, Valobra fu processato dal Tribunale Co.Gu. (contro guerriglia) e condannato a morte.
Prima di essere fucilato al Poligono del Martinetto riuscì a scrivere alla moglie e alla figlia. Una delle sue lettere si concludeva con queste parole: "Spero che il mio sacrificio, come quello dei miei compagni, serva a darvi un migliore domani, in un'Italia più bella quale io e voi abbiamo sempre agognato nel più profondo del nostro animo".
Ferruccio Valobra è sepolto nel settore ebraico del cimitero di Carmagnola. Nella cittadina una strada porta il suo nome, che è anche ricordato in una lapide al Sacrario del Martinetto.