Fidalma Garosi Lizzero
Era nata in una famiglia di braccianti antifascisti ed era riuscita a diplomarsi infermiera. All’Ospedale civile di Udine, dove lavorava, indirizzata dal suo futuro marito Mario Lizzero aveva, già agli inizi del 1943, preso contatto, come comunista, con la Resistenza slovena. Il 10 ottobre di quell’anno, subito dopo l’armistizio, col nome di battaglia di “Gianna” saliva in montagna. Combatté contro i nazifascisti sino al mese di novembre poi, dopo i rastrellamenti, scese in pianura a fare la staffetta dei GAP e, soprattutto, a costruire bombe che faceva esplodere nelle caldaie dei treni fermi nelle stazioni della zona.
Ricercata dalle SS, “Gianna” tornò sui monti. Sorpresa dai tedeschi mentre riposava in una baita, si salvò rotolandosi per un pendio tra il fischiare delle pallottole. Ma Fidalma Garosi non desistette e visse l’esaltante epopea della Zona libera della Carnia, sopravvisse anche ai rastrellamenti dei cosacchi collaborazionisti, e dopo aver trascorso l’inverno in un bunker con Lizzero ed altri compagni, riprese in primavera il lavoro per riannodare i fili dell’organizzazione partigiana, fino a che non giunse il giorno della liberazione di Udine.
Nel dopoguerra la compagna “Gianna”, come tutti avrebbero continuata a chiamarla, seguì per quanto possibile il marito, funzionario del PCI, nelle sue peregrinazioni, lavorò come impiegata all’INAM facendo la pendolare tra Udine e San Donà di Piave superando ogni sorta di difficoltà e discriminazioni. Ma non abbandonò mai l’impegno sociale e politico, come ha scritto, ricordandola su “Patria indipendente”, Federico Vincenti, presidente dell’ANPI provinciale di Udine.
Fidalma Garosi, fu attiva “nella Sezione Gramsci del PCI udinese, nel consiglio della Circoscrizione Udine Centro, con la vendita de “l’Unità” per le case del quartiere la domenica; e poi nel Comitato per la difesa della Costituzione, che dirigeva con determinazione; nell’ANPI dove condusse la sua battaglia affinché alle donne della Resistenza fossero riconosciuti i meriti che a loro competevano; nell’organizzazione ogni 24 aprile della manifestazione in onore dei Caduti del quartiere dove abitava e in ogni occasione si presentasse di lotta per la democrazia e il progresso sociale e per la memoria della Resistenza. Ancora nel letto d’ospedale, alla vigilia del Congresso dell’ANPI che si è tenuto il 28 novembre, ai compagni in visita, levatosi il boccaglio dell’ossigeno, ha sussurrato con fatica: “Mi raccomando, al Congresso parlate della scuola, perché i giovani devono capire, devono sapere cos’era la Resistenza”.