Fortunato Caccamo
Interrotti gli studi per il servizio di leva, si era poi arruolato nei Carabinieri e nel dicembre del 1942 era in forze alla Legione di Roma. Nella Capitale si era iscritto all'Università e al momento dell'armistizio prestava servizio alla Stazione Termini. Partecipò alla difesa di Roma e il 7 di ottobre, non volendo collaborare con i tedeschi, si diede alla macchia, unendosi, col nome di battaglia di "Tito", alle formazioni di carabinieri guidate dal generale Filippo Caruso. Nei mesi successivi la banda alla quale apparteneva, collegata al Fronte militare clandestino di Montezemolo, fu protagonista di varie azioni nella zona dei Monti Albani e di Palestrina, in collaborazione con la formazione guidata dal maggiore Costanzo Ebat. Catturato su delazione il 7 aprile del '44, in Piazza Bologna, mentre trasportava importanti documenti, fu rinchiuso nel carcere di via Tasso e più volte torturato. La motivazione della massima ricompensa al valor militare alla memoria di Caccamo ricorda che "sebbene sottoposto per lunghi mesi a feroci torture, manteneva assoluto silenzio, evitando così di far scoprire capi e gregari dell'organizzazione. Nessuna lusinga o allettamento dei suoi aguzzini lo facevano deflettere dal giuramento prestato. Compreso solo del bene della Patria, donava la sua giovane esistenza affrontando serenamente la morte per fucilazione. Luminoso esempio di attaccamento al dovere e all'onore militare". Trasferito da via Tasso a Regina Coeli, il giovane carabiniere, infatti, fu sottoposto a processo e, il 9 maggio, condannato a morte dal Tribunale militare di guerra tedesco. Fortunato Caccamo fu fucilato alle 10 del 3 giugno, il giorno prima della liberazione di Roma, sugli spalti di Forte Bravetta, da un plotone della Polizia Africa Italiana, insieme a Costanzo Ebat e altri quattro patrioti.