Fra' Placido Cortese
Il 29 gennaio 2002, al Vescovado di Trieste, è cominciato il "processo di beatificazione", postulatore padre Tito Magnani, di Fra' Placido Cortese, morto sotto tortura in una cella della Gestapo a Trieste e probabilmente cremato nella Risiera di San Sabba. Viene così sollevata la coltre di silenzio che per quasi sessant'anni ha gravato su una luminosa figura della Resistenza. Nel 1937 Fra' Placido era giunto a Padova per dirigervi il "Messaggero di Sant'Antonio". Proprio dagli editoriali del giornale di quei tempi si capisce che il giovane religioso era perfettamente "allineato": invettive contro la "Russia comunista", appoggio ai fascisti spagnoli. Nel 1942 Frate Placido è incaricato dell'assistenza religiosa ai civili sloveni internati nel campo di Chiesanuova. Non lo fa volentieri, convinto che fossero tutti "partigiani comunisti", ma proprio in questa attività, non si sa come e quando e per quali passaggi, matura il cambiamento del frate francescano. Dopo l'8 settembre 1943, Frate Placido diventa il motore di un'organizzazione che tiene contatti con gli Alleati - le ricetrasmittenti sono nascoste all'Antonianum -, organizza la fuga di prigionieri americani, mette in salvo ebrei destinati ai campi di sterminio, fornisce di documenti falsi gli uomini delle Resistenza. Gli occupanti tedeschi sospettano; sospetta anche il "provinciale", che prospetta al frate la possibilità di tornarsene al sicuro a Cherso. Ma Fra' Placido resta a Padova sino a quando, l'8 ottobre 1944, tradito da due doppiogiochisti, non viene prelevato fuori della Basilica del Santo e sparisce. Dai suoi confratelli nient'altro che una "denuncia di scomparsa", mentre Fra' Placido nelle mani della Gestapo subisce il martirio, senza dire un solo nome dei suoi collaboratori. Ora, finalmente, il "processo di beatificazione", dopo che per anni i suoi confratelli sembravano averlo "cancellato", nonostante le medaglie e i riconoscimenti del generale Alexander, del presidente cecoslovacco Benes, benché una via fosse stata dedicata a Placido Cortese nel dopoguerra a Padova.