Francesco Gammarota
All’annuncio dell’armistizio, udito alla radio mentre era militare ad Albissola Capo (SV), Gammarota, col suo tenente, aveva fatto saltare in aria (per non consegnarla ai tedeschi), la polveriera ed i pezzi di artiglieria che vi si trovavano. Catturati subito dopo sulle colline intorno ad Albissola dai soldati della Wehrmacht (che eliminarono sul posto l’ufficiale italiano), Gammarota ed alcuni suoi commilitoni riuscirono a fuggire e ad evitare l’internamento in Germania. Ospitati generosamente, a rischio della vita, nelle case di alcune famiglie di Torrazza Coste (PV), i fuggitivi passarono con la Resistenza nell’Oltrepò pavese, combattendo con i partigiani di Luchino Dal Verme. Gammarota, che aveva assunto il nome di battaglia di “Brancaleone” (l’eroe della disfida di Barletta), finì per essere chiamato dai suoi compagni sbrigativamente “Branca” e combatté sino alla Liberazione di Milano, dove gli uomini di Dal Verme svolsero pure il servizio d’ordine in Piazzale Loreto. Sulle vicende di “Brancaleone” (che in combattimento fu anche ferito ad una gamba) e dei suoi compagni di lotta, nel 2006 è stato girato un interessante documentario. Vi si ricorda come “Branca” si salvò grazie al coraggio della staffetta Anna Mascherini, trucidata dai nazifascisti. Vi si ripercorrono anche gli anni del dopoguerra, nei quali Gammarota, per 40 anni operaio della Cementeria di Barletta, è stato consigliere comunale del PCI, sempre impegnato in difesa dei diritti dei lavoratori e nella esaltazione dei valori di libertà e di democrazia per i quali, al comando di un distaccamento della Brigata Garibaldi, aveva combattuto.